Tutela del minore e affidamento esclusivo: cosa dice la Cassazione 2024

Tutela del minore e affidamento esclusivo: cosa dice la Cassazione 2024

La recente Ordinanza n. 26517 del 2024 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sull’affidamento esclusivo in casi di conflittualità tra genitori. In Italia, il principio generale prevede l’affidamento condiviso dei figli, per consentire a entrambi i genitori di essere coinvolti nella vita del minore. Tuttavia, in situazioni di grave conflitto o pericolo per il benessere psicofisico del figlio, come stabilito dall’articolo 337-quater del Codice Civile, il giudice può disporre l'affidamento esclusivo.

Nel caso specifico, la Corte ha confermato la decisione della Corte d'Appello di Palermo, che aveva affidato in via esclusiva la figlia minore al padre, dopo una valutazione basata sulle relazioni dei servizi sociali e una consulenza tecnica d’ufficio (CTU). Tali relazioni indicavano che il padre poteva garantire un ambiente più stabile e sereno per la minore, mentre la madre era considerata meno idonea, a causa di dinamiche relazionali che provocavano ansia e disagio alla figlia.

La madre aveva impugnato la decisione, sostenendo che la famiglia paterna avesse influenzato negativamente la percezione della figlia, generando una forma di alienazione parentale. La Cassazione, tuttavia, ha respinto il ricorso, sottolineando che le conclusioni degli esperti non potevano essere invalidate da dinamiche relazionali non provate in modo oggettivo. Inoltre, la decisione è stata presa in base all'interesse superiore della minore, considerando non solo episodi isolati ma una valutazione complessiva della capacità genitoriale di entrambi i genitori.

L'affidamento "super esclusivo", menzionato in questa sentenza, prevede la possibilità di limitare ulteriormente i diritti del genitore non affidatario, con restrizioni come il controllo degli incontri o la supervisione da parte di professionisti, nei casi in cui la tutela del minore richieda misure più incisive.

In conclusione, questa sentenza ribadisce che il benessere del minore è il criterio centrale in tutte le decisioni sull'affidamento, anche in presenza di accuse di alienazione parentale o conflitti familiari particolarmente gravi.



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