Lavoro subordinato, autonomo o volontario? Chiarimenti dalla giurisprudenza

Lavoro subordinato, autonomo o volontario? Chiarimenti dalla giurisprudenza
Lavoro subordinato, autonomo o volontario? Chiarimenti dalla giurisprudenza

1. Introduzione

La pronuncia in esame di particolare importanza e interesse affronta il delicato tema dell’accertamento del rapporto di lavoro subordinato, ponendo l’accento sui criteri interpretativi e probatori necessari per distinguere tale rapporto da altre forme di collaborazione, quali il volontariato o la prestazione autonoma. La decisione del Tribunale di Napoli si distingue non solo per l’accurata disamina degli elementi di fatto e di diritto, ma anche come guida pratica nella risoluzione di controversie simili.

2. Sintesi dei fatti di causa

Il caso riguardava un lavoratore che si era rivolto al Tribunale per ottenere il riconoscimento della natura subordinata del suo rapporto di lavoro, con una società che operava nel settore dell'assistenza agli anziani, ma caratterizzato da periodi di lavoro discontinui. La parte resistente contestava siffatta qualificazione, sostenendo che parte delle prestazioni fornite dal lavoratore dovessero essere considerate come volontarie. Il Tribunale di Napoli ha riconosciuto l'esistenza di un rapporto subordinato ma solo per alcuni periodi, evidenziando, per gli altri, l'insufficienza di prove a supporto della domanda di subordinazione.

3. La questione dell’onere probatorio nella subordinazione
Uno degli aspetti centrali della sentenza è la ripartizione dell’onere probatorio, in linea con il principio sancito dall’art. 2697 c.c., il quale prevede che chiunque intenda far valere un diritto in giudizio ha l'onere di provare i fatti che costituiscono il fondamento del suo diritto. Questo principio implica che il ricorrente debba fornire le evidenze a supporto della propria pretesa, mentre il convenuto ha il solo obbligo di difendersi, eventualmente confutando le prove presentate dalla parte avversa.

Pertanto tornando all’oggetto della disamina il lavoratore, quale attore in giudizio, è tenuto a dimostrare, innanzitutto il vincolo subordinato della prestazione, attraverso la prova di una soggezione personale al potere direttivo, organizzativo e disciplinare del datore di lavoro. Oltre ciò la sussistenza di indici rivelatori della subordinazione, quali l'assenza di rischio d'impresa, l’obbligo di rispettare un orario di lavoro, la continuità e esclusività della prestazione, l’utilizzo di attrezzature fornite dal datore di lavoro e non ultimo la ricezione di una retribuzione periodica e fissa.

La decisione del Tribunale ribadisce che, in assenza di prova documentale o testimoniale univoca, non può riconoscersi la natura subordinata del rapporto, risultando insufficiente la semplice allegazione.

4. Analisi del principio di diritto

La pronuncia conferma che, qualora non sia immediatamente percepibile la subordinazione, si deve procedere a una valutazione globale degli indici rivelatori, attribuendo a ciascuno di essi un valore sintomatico ma non decisivo. Tale approccio garantisce un bilanciamento tra le esigenze probatorie delle parti e l’effettiva individuazione della natura del rapporto.

Alla luce dei principi giuridici richiamati, è opportuno esaminare il caso concreto. Nel caso specifico, il Tribunale ha accertato la natura subordinata della prestazione lavorativa resa dal ricorrente, sulla base delle buste paga prodotte. Da tali documenti è emersa chiaramente la data di assunzione, il livello di inquadramento, e altri elementi pertinenti alla qualificazione del rapporto. In particolare, la documentazione fornita ha consentito di accertare la sussistenza di un rapporto subordinato durante un periodo determinato.

In contrasto, la difesa della parte resistente, come evidenziato nella memoria difensiva ha indicato un periodo temporale diverso in cui si sarebbe regolarizzato tra le parti l'ultimo rapporto di lavoro, precisando che, al di fuori di tale intervallo, il lavoratore non avrebbe svolto alcuna ulteriore attività per conto della società, se non a titolo di volontariato. In relazione ai periodi di lavoro riconosciuti dalla parte resistente, il Tribunale ha ritenuto necessario accertare le mansioni svolte, gli orari di lavoro e le modalità di esecuzione della prestazione per determinare se si trattasse effettivamente di una prestazione subordinata.

Per i periodi non riconosciuti, la domanda di riconoscimento della subordinazione è stata rigettata poiché le prove testimoniali raccolte non hanno fornito elementi sufficienti a sostenere la posizione del ricorrente riguardo alla natura subordinata del rapporto di lavoro. In particolare, per i periodi contestati, tali prove si sono rivelate incomplete o contraddittorie, evidenziando così l'insufficienza del quadro probatorio e l'importanza della documentazione e delle testimonianze coerenti e adeguate per determinare la natura del rapporto lavorativo.

5. Confronto con altre pronunce giurisprudenziali

Da un’attenta lettura della sentenza in esame, il principio di diritto enunciato trova conferma in precedenti giurisprudenziali, tra cui la Cassazione Civile, Sezione Lavoro, ordinanza n. 24977 del 19 agosto 2022. Tra i punti principali su cui la Corte incentra la sua analisi è innanzitutto il principio dell’onere probatorio nella qualificazione del rapporto di lavoro. Nell’ordinanza viene ribadito come spetti al lavoratore fornire elementi probatori sufficienti e specifici, tali da dimostrare la sussistenza di elementi tipici del lavoro subordinato, quali l’assoggettamento del lavoratore al potere direttivo, organizzativo e disciplinare del datore di lavoro, oltre all’integrazione nell’organizzazione aziendale. Tale presunzione non può essere presunta ma accertata mediante elementi documentali e testimoniali.

Non meno importante il richiamo al principio per cui la prova testimoniale deve superare la soglia di attendibilità e coerenza. Testimonianze contraddittorie e/o persino lacunose non possono fondare il riconoscimento della subordinazione.

La Corte ha altresì sottolineato che la valutazione degli indici rivelatori deve avvenire in un contesto complessivo, tenendo conto dell’orario fisso, della continuità delle prestazioni o della percezione di una retribuzione, tutti elementi che devono essere valutati in un contesto più ampio e non possono di per sé costituire prova della subordinazione in assenza di un concreto assoggettamento al potere direttivo e disciplinare del datore.

Di pari rilevanza è quello che emerge anche dalla sentenza n. 1018/2022 del Tribunale di Milano, dalla quale si rileva che la qualificazione del rapporto di lavoro come subordinato, ai sensi dell'art. 2094 c.c. e dell'art. 2 del D.lgs. n. 81/2015, può fondarsi sull'accertamento dell’etero-organizzazione della prestazione lavorativa e sull’esercizio del potere direttivo e disciplinare da parte del datore di lavoro, anche in presenza di una discontinuità nella prestazione lavorativa.

Tale elemento, se accompagnato da continuità e personalità della prestazione, giustifica l’applicazione delle tutele previste per il lavoro subordinato ai sensi dell’art. 2 del D.Lgs. n. 81/2015. La pronuncia ha inoltre evidenziato come la subordinazione possa essere configurata anche in contesti atipici, come nel caso di rapporti di lavoro “ibridi” tra autonomia e subordinazione. Dunque la decisione del Tribunale di Milano conferma la centralità della tutela dei lavoratori economicamente deboli nell’ordinamento giuslavoristico, valorizzando gli strumenti normativi e giurisprudenziali volti a ricondurre sotto la disciplina protettiva della subordinazione rapporti lavorativi che, nella sostanza, presentano i tratti di una dipendenza economica e organizzativa rispetto al datore di lavoro.

6. Considerazioni finali

In conclusione la sentenza n. 2186/2024 del Tribunale di Napoli si distingue per il rigore metodologico nell'applicazione dei principi giurisprudenziali in materia di subordinazione lavorativa, rappresentando un punto di riferimento per la qualificazione giuridica dei rapporti di lavoro, offrendo criteri chiari per distinguere tra subordinazione, autonomia e volontariato. La decisione sottolinea l'importanza di avere prove documentali e testimonianze solide per definire il rapporto di lavoro subordinato, assicurando così la protezione dei lavoratori e la certezza del diritto per tutte le parti coinvolte.

Siffatta pronuncia contribuisce a delineare con maggior chiarezza i contorni della subordinazione, con ricadute significative sulla corretta applicazione delle tutele lavoristiche e sulla prevenzione di abusi contrattuali.

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